sabato 29 novembre 2014

Una sera al Circolo

Non c'è verso che non ci vado! Anche se davvero mi sa che mi sono beccato l'influenza. E continua a piovere di quella pioggia fine fine ma fitta fitta che sembra di essere sott'acqua. E poi è già buio alle quattro (del pomeriggio, nèh!) ma è un'occasione unica. Mica puoi dirci di farlo d'estate, o a casa mia. Anche perché non so se avete presente la sede, magari vi dico qualcosa in proposito perché davvero meriterebbe.
Intanto mi premunisco: metto la camicia di Matt Taylor, ha le maniche corte ma tanto sopra ci metto il maglione pesante e il foulard (come si dice in 'taliano?) che con tutta quest'umidità...
OK, la faccio breve, arrivo con un quarto d'ora d'anticipo, vengo numerato (61, ehi! (reverse #x10), numero fortunato).


Entro e saluto la rockstar (sì, lo dico dopo ma Marco rockz!). Ecco la sala:


C'è posto, faccio in tempo a andare a recuperare il telefono, verificare che sia spento, lo uso come orologio e non so se...
Improvvisamente la sala si è riempita, la signorina (bravissima!) dei numerini chiude fuori tutti tranne i duecento (stima) che hanno trovato posto a sedere. Pochi giovanissimi, parecchie donne, non sono il più vecchio (uau!, wow!).
Puntualissimi alle sei (che sarebbero le diciotto) si parte.

qui
Bravi Marco, un comunicatore nato, e Fabio Geda (devo raccontarvi anche di lui). Si devono essere messi d'accordo prima perché Fabio finge che non ne sa niente (nada, zilch) ma in realtà cita robe che o ha letto il libro o ha facoltà che noi umani...

Fa caldo, anche Marco si è tolta la maglia, io sono seduto tra due signore (una studentessa che arriva direttamente dal convegno finito proprio oggi) e una coppia più avanti con gli anni, probabilmente professori. Realizzo che ho la camicia sbagliata, proprio come Matt. Tolgo il foulard dal collo ma sudo. Ma sono preso, come tutto il pubblico, s'impara sempre qualcosa di nuovo. Salta fuori il discorso del "vedere", l'esempio dell'uovo, la citazione che "il modello standard funziona benissimo, ed è sbagliato", la omega-meno-meno di Gell-Mann, il costo di LHC.
Ecco, forse c'è nel libro e me lo sono dimenticato o forse è nuova: il budget del CERN è pari a quello di un reparto d'ospedale (Marco cita   Ostetricia alle Molinette, siamo a Torino). Inoltre scopro che esiste Duplo, un Lego grosso il doppio, quello usato per costruire adroni, bosoni, maccheroni.


Ci sono altre cose. Per esempio, ci confessa il Marco, quando era giovane (ops! lo è ancora) appena arrivato al CERN si è occupato di Medipix.
Cosa ci porterà il CERN, ancora non lo sappiamo, ma --ok, c'è sul libro.
Insomma il tempo vola, (effetti relativisticistici?) sono le sette (diciannove).

Uh! adesso vi faccio vedere come trasformare un oggetto che ce ne sono tanti uguali in un pezzo unico. Serve un po' di coraggio, dimenticarsi della timidezza, e --più importante-- l'Autore:


Grazie Marco! E poi un tweet ancora.

E poi, per finire in bellezza, ecco, non è una meravigliosa meraviglia?


2 commenti:

  1. Leggendo, un po' ti ho invidiato. So che è una brutta cosa, che non si dovrebbe, ma tant'é...

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    1. Prima o poi torna, magari con un secondo volume da raccontare (non sulle stringhe, comunque). Chissà se hanno una sala più grande (con lampadario ancora più fantabuloso)? Chissà se fanno ancora i Giovedì Scienza? (pare di sì).
      Personale: chissà se devo fare un post sul "vedere", sono niubbo ma ho un paio di cose che forse... Chissà!

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