domenica 23 marzo 2014

I robot aiutano o rubano il lavoro?

Quando ero giovane e mi stavo impratichendo del mio primo 'puter circolava il mantra "i robot aiutano gli umani a non lavorare". Pare, ed era confermata da locali, che fosse il modo corretto di tradurre dal cinese di Hong-Kong. Purtroppo sono passati più di 35 anni e non posso portare testimoni: Giorgio non era ancora arrivato, è troppo giovane.
OK, ci sarebbero altre storielle sull'argomento, uno dei nostri era davvero finito a programmare robot industriali, ma sto andando fuori tema.

L'altro giorno un amico (non trovo più il link, se me l'ha dato) mi dice che prossimamente il 40% dei lavori verrà svolto da robot. OK, quella percentuale è quella che mi sembra di ricordare ma probabilmente sarebbe meglio dire un gran numero e poi occorrerebbe anche precisare quel "prossimamente".

Però, ci sono anche altre cose, secondo me.
Parecchi lavori sono cambiati in modo drammatico, per esempio l'aratura del campo davanti casa. Nonna (la mia mamma si chiama così), l'altro giorno raccontava che quando lei era giovane per ararlo con l'aratro trainato da un cavallo occorrevano due persone e un giorno intero; oggi meno di un'ora. Forse posso ancora rincarare la cosa: da Nonna c'era il cavallo, dai miei solo due mule (notare che si tenevano le mule femmine perché i muli maschi erano precettati e in ogni momento lo stato poteva requisirli per scopi militari, avete idea del tempo che ci vuole a addestrare un mulo (indipendentemente dal genere)?).
D'altronde il numero di persone addette all'agricoltura (di sostentamento essenzialmente) era molto maggiore di quella odierna, io ricordo (ero ragazzino) i primi anni '60 quando c'è stato un cambiamento epocale, fabbriche dappertutto, e parenti che cambiavano improvvisamente lavoro e modo di vivere (quasi, si resta contadini come mentalità per un paio di generazioni).
Altro ricordo personale: un mio prozio (acquisito) raccontava la meraviglia del primo semaforo a Torino e la gente che andava a vederlo, incredula.

I robot --sembra che sono sempre più fuori tema, adesso l'AD mi da quattro, o peggio, non classificato-- comprendono anche il semaforo o la centralina telefonica che compone lei il numero, li abbiamo visti tutti i film 'mericani con l'operatrice carina ma ficcanaso. E poi via-via macchine sempre più performanti, ormai fanno tutto, cioè parecchio. E faranno sempre di più.
E gli umani?
Secondo me continueranno a esserci come controllori, controller come dicono a --atz! dimenticato il nome!

Anzi, tornando al personale: già mancano i controllori. Ecco un esempio preso dalle stalle di svezzamento dei maialini:


questa è una centralina che controlla la temperatura della stalla, adesso è vuota ma 0°C non è credibile, come minimo è starata;


quest'altra è così da almeno una decina d'anni, "boot" io lo tradurrei "avvio" e anche se fosse Windows a quest'ora sarebbe operativa --OK, vado a lavarmi i diti con il sapone e la smetto con l'umorismo linuxiano.
Ma sia i fratelli che l'elettricista, padagno DOC, non vogliono sentir ragioni. Ecco questi devono preoccuparsi dell'avvento dei robot. Almeno per imparare a ignorarli.

Per contro c'è chi ne approfitta fin da prima di subito: When robots help human journalists: “This post was created by an algorithm written by the author”.

Però...
Io ormai sono fuori, voi come la vedete la robocalypse?

2 commenti:

  1. I robot, secondo me, non rubano il lavoro. L'automazione è essenziale per l'economia della produzione, e se questo sia giusto o no, chiedetelo a Marx... ma senza automazione oggi non potresti produrre in modo competitivo, nulla da fare. Quindi va accettata, come parte del sistema, che piaccia o no; se la rifiuti devi proporre un sistema alternativo, e non è facile.
    Poi la comprensione delle macchine richiede un minimo di conoscenze di base, e quelle è davvero difficile farle crescere. Ci si mettono anche, ovviamente, i costruttori di apparati, per rendere le cose meno comprensibili. Scommetto che quella scritta "- O.C. -" non vuol dire zero °C, ma che il sensore di temperatura, termoresistenza o termocoppia che sia, è andata Open Circuit, cioè è guasto (circuito interrotto). Il che può essere ovvio per un impiantista industriale che di questi regolatori di temperatura ne ha visti dozzine, meno per chi deve esercire una stalla e di sicuro non può star lì a leggersi il manuale del regolatore. Insomma, le barriere culturali sono tante. Chi forma i controllori? Che ruolo ha la scuola in questo? Non bisognerebbe introdurre qualche corso di base di tecnologia in tutti i corsi di studi? (sono direttamente interessato, la mia figlia più giovane fa l'Agrario, e una formazione di questo tipo - di cosa sia, per sempio, uno stupido regolatore on/off - proprio non c'è). Eppoi mi viene in mente Arthur Clarke, "ogni tecnologia sufficentemente avanzata è indistinguibile dalla magia".... Juhan, altro post? Io ti alzo la palla, vedi tu...

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    1. Quoto @Marco Bruno "quasi" per tutto.
      Dove quel "quasi" è solo per non dargli troppa soddisfazione ☺

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