mercoledì 14 maggio 2014

Rendiconti #SalTo14 - 2: Douglas Hofstadter e le traduzioni



Volevo tenerlo per ultimo questo post ma non ce la faccio. Continua a saltarmi in mente, a tradimento, io tento di pensare ad altro ma niente, mi arrendo.

Domenica alle 13 al Salone c'è stato una lezione del professor Douglas Hofstadter. Ambitissima, c'era una coda che non vi dico e io sono stato uno degli ultimi che è riuscito a entrare. È andata male a Marco Delmastro, lui saprebbe raccontarvi meglio, escluso per sei persone. È entrato Paolo Alessandrini, dice che poi ve ne parla, spero di non dire le stesse cose che dirà (meglio) lui.

Brevissima presentazione e via. Un segreto segretissimo: Douglas è italiano. Altrimenti com'è possibile che riesca a parlare così bene l'italiano? Però un altro segreto: Douglas è anche francese. Altrimenti com'è possibile che riesca a parlare così bene il francese. Poi, certo, è 'mericano 100%, come Li'l Abner (qualcuno lo ricorda?).

Ha parlato per un'ora (sembra, ma sapete la relatività) anticipandoci qualcosa che troverete in libreria quanto prima. Milletrecento pagine che in versione originale hanno il titolo Le Ton beau de Marot: In Praise of the Music of Language, 1997.
Ma non ci ha detto tutto, anzi si è concentrato su una poesia francese del '500 (credo, scopritelo voi, basta wikipedare per Clément Marot).
Avendo googlato ve la mosto, è questa:
Ma mignonne,
Je vous donne
Le bon jour;
Le séjour
C’est prison.
Guérison
Recouvrez,
Puis ouvrez
Votre porte
Et qu’on sorte
Vitement,
Car Clément
Le vous mande.
Va, friande
De ta bouche,
Qui se couche
En danger
Pour manger
Confitures;
Si tu dures
Trop malade,
Couleur fade
Tu prendras,
Et perdras
L’embonpoint.
Dieu te doint
Santé bonne,
Ma mignonne.

Musicale, quasi una filastrocca, davvero una gran cosa aver studiato francese da piccolo, sapete, Françoise Hardy (merci!), (nèh!).

Ok, poi vi dirà lui ma la musicalità la vedo anch'io e quindi manco ve lo sto a dire.
Invece Doug ha provato a tradurla in inglese. Rispettando tutta una serie di vincoli come la rima, il numero di righe e di sillabe. E poi ha coinvolto tutti quelli con cui veniva a contatto (pensa che idea fare un film, anzi meglio a teatro, di una persona über-geek che gira con un foglio e chiede a tutti "tu come la vedi?"). Ok, drôlerie pessima, cancello.
Ecco, la lezione è stata la recita e l'esame delle traduzioni, italiano, francese e inglese appunto.
E poi, da cosa nasce cosa, ci sono state intrusioni, per esempio La Piccina Commedia, suddivisa in tre cantici, certo.


Il tempo è volato, il pubblico credo fosse composto prevalentemente da traduttori (ok, confesso che sto facendo un'inferenza bayesiana, basandomi su un campione di due persone, una delle quali nell'immagine in alto), nessuna menzione del GEB.
C'è tempo per due domande del pubblico. La seconda me la sono persa perché stavo prendendo appunti per la prima:
"Abbiamo visto tante traduzioni, qual è quella giusta?"
Nella risposta una citazione che uso spesso (e spesso a sproposito) anch'io:
"Non so dirlo in italiano, e d'altronde Mao l'ha detta in inglese vero: Let a hundred flowers bloom"

Non so se posso osare, ma tanto mica lo legge questo blog, in realtà il Grande Timoniere della Rivoluzione ha detto: "百花齐放".

7 commenti:

  1. davvero stanno traducendo Le Ton Beau de Marot, nonostante all'interno del libro ci sia scritto che è intraducibile?
    (se non vedo male, nella seconda foto c'è Carlo Parolata Cinato)

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    1. Sì, c'è Carlo. Poi chissà se tu ne sai qualcosa del resto.
      Dimenticato di dire che non ho avuto il coraggio di portare il GEB a far firmare; quando è uscito si è intrattenuto con il pubblico, disponibilissimo.

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  2. Mi permetto di segnalare il mio ebook che prende spunto dal libro GEB di Douglas Hofstadter e approfondisce il legame tra genio e ricorsività, giochi di specchi. Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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  3. Esopo si esprimeva mediante favole, Gesù di Nazaret con parabole, Galileo Galilei a volte, per le sue scoperte astronomiche con anagrammi in latino, che risultavano veri anche quando venivano male interpretati. Se la fine di Esopo precipitato da una rupe dagli abitanti di Delfi, ricorda l'inizio della vita pubblica di Gesù alla sinagoga di Nazaret. Il processo finale di Galilei ha affinità con il processo subito da Gesù dal sinedrio ebraico. Pur con i dovuti distinguo entrambi erano portatori di una verità che in quel momento non potevano dimostrare compiutamente. I geni hanno una vita simile, e spesso un volto somigliante. Galileo Galilei oltre al nome, aveva da anziano un volto che ricorda nei lineamenti quello della Sindone di Torino. Cfr. ebook. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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  4. Anonimo dei commenti precedenti perché non metti il tuo nome? A dire il vero c'è nel testo ma non è la stessa cosa.
    Devo poi confessarti che sono stato parecchio indeciso su come considerare i tuoi commenti: spam o contributo alternativo alla visione usuale condivisa dalla grande maggioranza della gente? Oltretutto sei anche OT. E poi certi paragoni andrebbero quantomeno chiariti: Galileo e la Sindone!
    Se t'interessa puoi esporre qui la tua teoria (mandami una mail, l'indirizzo lo trovi sulla colonna di destra). In alternativa considera l'ipotesi di bloggare, funziona.

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  5. Massimo questo è spam!
    Dai va da qualche altra parte, per esempio da Beppe Grillo.

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    1. Sì, due commenti OK, ma il terzo commento (non l'abbiamo pubblicato) indica a chiare lettere SPAM!

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