sabato 14 marzo 2015

Le sanguisughe e il Cieco

L'amico Luigi Bit3Lux Iannoccaro scova nella Ragnatela una cosa che forse --OK, almeno a me interessa.
Tutto è nato per via di una risposta al volo sull'altro blog (e pensare che viene considerato noioso!). Insomma ho usato la parola borgno. Difficilissima, ormai la capiamo solo noi vecchi. E Giorgio, Marco Bruno, Enrico e Brusapa Jon. Altri? Ma niente paura dopo il testo (a memoria per martedì, guardate che interrogo, nèh!) ne fornisco una traduzione in prosa. Con alcune note, ma il torinese del Calvo (di Cinzano nell'astigiano, anche se provincia di Torino) si capisce bene (con l'avvertenza di quanto sopra).


Le sanssue e 'l borgno

A l’era ant la stagion che 'l Soul bujent
A brusa la sicoria e i barbabouch ,
E tutti a scapo a l’ombra, e serco ’l vent
Un pover borgno vej e patalouch ,
Noujà dal gran calor e tormentà
Dal mosche e dai tavan, tutt a tatouch
Andava apres disnè darè d’soa cà,
Dov’j’era una bialera, e un sit ombrous,
E là s’strojassava e piava d’fià ;
E bin che chiel a fussa timourous,
Savend d’esse sicur d’nen esse vdù
A piava soëns d’ij bagn bin delissious.
Un dì-fra-j’aitri, essend là patanù,
Ass sent morde le gambe , e dè d’pssion,
Pi fort d’lò ch'a l’aveissa mai sentù.

Cos-e-sò ? chielo ch'mord ?..... tutt’ a taston,
Treuva ch’a son de baboje an forma d’pess,
Ch’ a dvento curte e lunghe a l’occasion :
Quantunque a l’abbio faje un po’ d’ribress ,
Ai dis..... soure baboje lassè-stè,
Voulì rusieme viv sì bele adess ?
Una sanssua ai rispond : lassene fè :
Noi i tirouma nen, che 'l sang già guast,
Pr-tan ch’i deurve j’oeui, peusse scciairè,
Noi aitre i conoussouma dall’ anast
Dov’a j’e d’sang cattiv, e nostr’istint
A lè̀ d’ sagnè la gent com’ i poulast.
'L Borgno sentiend lò, l’è stà convint,
E subit ai rispond : s’ a l' è così
Soure baboje, ij prego a deje drint;
Ch’a ciucio pura tan ch’ai fa piasì,
Basta con lò mi peussa deurvì j’oeui,
E vdde ancour na vota ’l soul d’mesdì.
Dì rest i’m’raccomando , perchè peui
A l’ abbio discression an sul rifless ,
Che i son un om d’età, pare d’sett fieui.
Ste Boje ch’ero veuide già da un pess
(E tanto-pì ch’a vnío da lontan ),
A son virassie antorn sensa ribress
A l’han ciucià sto Borgno fin a tan,
Ch’a comensava già tnì ;l col pr stort,
E ch’a argrignava ’l gambe, e i di dle man.

Allora 'l pover Borgno tutt smort
Ai dis : pr carità ciuciè papì :
Lasse ch’ i pia d’ fià son quasi mort ;
I m’ avi lusingà d’ feme guarì ,
D’ rendme la vista, e 'lveme ’l sang cativ :
Ma voi lo tire tutt fin ch’ai n’e pì;
Aveime compassion, lasseme viv :
Possibil ch’i sie peui tant afamà ,
Gh’i veuje vdme d’pianta a l’ablàtiv !
I l’era dai tavan perseguità :
Le mosche am tormentavo e ’lvavò d’peis,
Ma pur tant a l’avío un po’ d’pietà!
Voi-aitre i se taccante coum’la peis,
I rusie tant ’l maire com ’l grass :
Mangerie ’l bin d’sett Gesie an dontrè meis.
Così parlava ’l Borgno ant coul paciass ;
Ma j’ aitre fasend finta d’nen sentì
Lo seguito a ciucè sensa ambarass.
A l’ era verament lì pr murì :
E j’ aitre a seguitavo... a segno-tàl,
Ch’appena l’ha avù d’fià pr podei dì :
Pietà soure baboje ch'am ven mal ;
Ch’am crdo, ch’i’ son mort, i’son dstiss,
L’ ai pi nen d’ sang da empì mes un bocal.
Diffatti a s’ e argrignasse com’ n’ ariss,
A le restà convuls , e strepitand ,
A j'ha schissaje mese ant col mojiss.

Sta Favola ch'i lese an sghignassand,
Veul dì ch’venta guardesse da coui tai,
Ch’ a vivo pr 'l mond an criassand
Balsamo e sparadrap pr tuti i mai.
Le sanguisughe e il Cieco

Era nella stagione che il sole bollente
Brucia la cicoria e i barbabecchi, [1]
E tutti scappano all'ombra, e cercano il vento
Un poveruomo cieco e sciocco,
Annoiato dal gran caldo e tormentato
Dalle mosche e dai tafani, tutto a tastoni
Andava dopo pranzo dietro casa sua,
Dove c'era una canale, un sito ombroso,
E la si stravaccava e prendeva fiato;
E benché fosse timoroso,
Sapendo di non essere visto
Faceva sovente bagni deliziosi.
Un giorno fra i tanti, essendo là nudo,
Si sente mordere le gambe, e dei pizzicotti,
Più forti di quelli che avesse mai sentito.

Cos'è questo? Chi è che morde? ... tutto a tastoni,
Scopre che erano bestiole [2] a forma di pesce,
Che diventano corte e lunghe all'occasione:
Quantunque gli abbiano fatto un po' ribrezzo,
Dice ... sorelle bestiole lasciatemi stare,
Volete mangiarmi [3] vivo proprio ora?
Una sanguisuga gli risponde: lasciaci fare:
noi succhiamo solo il sanghe già cattivo,
In modo che usando gli occhi possiate vedere,
noi altre conosciamo dall'odore
Dove c'è il sangue cattivo, e il nostro istinto
È di salassare la gente come i polli.
Il Cieco sentendo quello [4], resta convinto,
E subito risponde: se così è
Sorelle bestiole, vi prego, mettetecela tutta;
Succhiate pure tanto quanto volete,
Basta che con quello io possa usare gli occhi,
E vedere ancora una volta il sole di mezzogiorno.
Del resto poi mi racco,mando, perché poi
Abbiate discrezione un solo pensiero,
Che sono un uomo anziano, padre di sette figli.
Queste bestiole ch'erano vuote già da tantto
(E tanto più che venivano da lontan),
Si son girate intorno [5] senza ribrezzo
Hanno succhiato il Cieco finché,
Cominciava già a tenere il collo storto,
E torceva le gambe e le dita delle mani.

Allora il povero Cieco tutto smorto
Dice: per carità non succhiate più:
Lasciate che prenda fiato son quasi morto;
M'avete illuso di garmi guarire,
Di rendermi la vista, e levarmi il sangue cattivo:
Ma voi lo tirate via tutto finché non cè n'è più;
Abbiatemi compassione, lasciatemi vivo:
Possibile che siate così affamate,
Che vogliate vedermi ridotto in miseria!
Ero perseguitato dai tafani:
Le mosche mi tormentavano e mi prendevano in giro,
Ma peraltro avevno un po' di pietà!
Voi state attaccate come la peste [6],
Rosicchiate sia il magro che il grasso:
Mangereste l'avere di sette chiese in qualche mese.
Così parlava il Cieco nella fanghiglia;
Ma quelle facendo finta di non sentire
Continuano a succhiare senza imbarazzo;
Era davvero lì per morire:
E quelle seguitavano... in modo tale,
Che appena che ebbe il fiato di poter dire:
Pietà sorelle bestiole che mi sento male;
Che mi credo, che son morto, sono spemnto,
Non ho più sangue da riempire mezzo boccale,
Difatti si è rannicchiato come un riccio,
Restando convulso, e strepitando,
Le ha piaccicate mezze nel fango.

Questa favola che leggete sghignazzando,
Vuol dire che bisogna guardarsi da quei tali
Che vivono per il mondo gridando
Balsami e cerotti per tutti i mali.

Note.
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Tragopogon_pratensis
[2] intraducibile; normalmente sono gli scarafaggi ma vale per tutti gli insetti e animaletti piccoli, come in questo caso.
[3] rodermi, rosicchiarmi; non so se si capisce.
[4] in italiano è pleonastico.
[5] ditto, mai sentito questo modo di dire.
[6] forse

Il Calvo è un autore conosciuto, forte, qui:
http://www.treccani.it/enciclopedia/edoardo-ignazio-calvo_%28Dizionario-Biografico%29/
http://pms.wikipedia.org/wiki/Edoardo_Ignazio_Calvo
http://www.piemunteis.it/antologia/calvo-edoardo-ignazio

Ho inoltre trovato un ottimo dizionario online: Dizionario Elettronico Piemontese

'Nteressa? Continuo?

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